Quest’anno festeggiate i 70 anni, un traguardo importante: che significato ha per voi?
Le Officine Ghidoni, fondata nel 1952 a Minusio da Arnaldo Ghidoni e Giovanni Sciaroni, si inserivano inizialmente in quelle piccole aziende di metalcostruzioni con attività generica. Ben presto, visto anche il cambiamento in atto dei sistemi di riscaldamento abitativo, che passava dalla legna e carbone all’olio di riscaldamento, ci fu una specializzazione dell’attività che si indirizzò chiaramente verso la costruzione di serbatoi, appunto, per il gasolio. Attività questa che si sviluppò rapidamente fino a metà degli anni 80 del secolo scorso
. Questo sviluppo implicò lo spostamento della sede da Via Remorino a Minusio, a Riazzino (comune di Locarno) che si concretizzò negli anni 75-76. La disponibilità di nuovi spazi e una logistica adeguata permisero lo sviluppo dell’attività nel campo della serbatoistica. A quel tempo erano attive in Ticino 4-5 ditte in questo settore, a dimostrazione dell’importanza di questa attività. Parallelamente, in questi anni iniziarono anche le prime attività nel settore della carpenteria strutturale.
Gli spazi e l’ubicazione permisero lo sviluppo dell’attività aziendale, che raggiunse così l’importante traguardo di diventare un’azienda tra le leader a livello nazionale. In questo lungo periodo abbiamo potuto partecipare, sempre con ruoli di primo piano, ad importanti progetti a livello cantonale. Un’adeguata struttura produttiva e, soprattutto, la capacità tecnica di gestire i progetti, ci hanno permesso di raggiungere questo traguardo e una continua crescita nel tempo.
Quali sono state le tappe più importanti del vostro percorso?
Determinanti per il nostro sviluppo, ritengo siano stati alcuni grossi progetti nel settore autostradale che abbiamo avuto la possibilità di portare a termine nel nostro Cantone, in parte anche formando dei consorzi, sfruttando quindi le sinergie con altre aziende. La filosofia aziendale è sempre stata quella di collaborare per mantenere le competenze in Ticino e garantirne lo sviluppo della capacità di costruire; mi riferisco concretamente a grossi cantieri di protezioni foniche come Carasso (1993) Chiasso (2002-2004) e Melide Bissone (2009-2011).
Cantieri impegnativi in termini economici ma anche tecnici, che ci hanno permesso di acquisire delle referenze determinanti per il successivo sviluppo aziendale. Abbiamo sempre dato particolare importanza alla qualità e professionalità della prestazione ma anche all’ottimizzazione dei progetti.
In che modo è cambiato il modo di lavorare l’acciaio negli anni?
Direi che le tecniche di base non sono cambiate, mentre le attrezzature sono chiaramente evolute, semplificando e rendendo possibili delle attività che prima non erano immaginabili. Oggi nella carpenteria strutturale si possono spostare e sollevare elementi enormi, cosa che in passato non era proponibile. L’aspetto fondamentale e determinante per affrontare i grossi progetti è stato il potenziamento e l’acquisizione di competenze nel settore della progettazione e della gestione di progetto.
I progetti menzionati sopra hanno potuto essere terminati solo grazie ad una progettazione accurata ed eseguita tramite software dedicati e alla gestione professionale. Se esaminiamo per esempio la fonica di Chiasso ci rendiamo conto che gli alberi disegnati dall’architetto Mario Botta sono solo apparentemente tutti uguali; solo grazie ad una progettazione minuziosa e con degli strumenti di progettazione 3D abbiamo raggiunto l’obiettivo finale di un progetto così complesso.
Come siete organizzati oggi?
Attualmente impieghiamo circa 140 dipendenti che si occupano della gestione, progettazione, fabbricazione e montaggio; ripartiti principalmente in tre sedi: Riazzino, Barbengo e Castione dove è localizzata la tecnica stradale, settore che è stato aperto nel 2006 – abbiamo alcuni uffici dislocati per essere più presenti sul territorio cantonale e quindi ridurre gli spostamenti anche dei collaboratori.
Dal 2021 abbiamo aperto un ulteriore ufficio nella Svizzera centrale, questo per migliorare la nostra presenza anche su questo importante mercato a Nord delle Alpi. La formazione di base e la post-formazione sono temi fondamentali per la nostra attività e abbiamo circa 5-7 apprendisti in formazione. Un numero questo, minimo e non adeguato a garantire il ricambio generazionale e lo sviluppo dell’attività.
Purtroppo, nonostante gli sforzi profusi da tutti i coinvolti, il numero di giovani formati fatica a crescere, per cui siamo sempre confrontati con penuria di manodopera specializzata.
Le Officine Ghidoni sono note entro e oltre i nostri confini. Quali sono i punti forti che hanno portato alla crescita aziendale?
Le sfide affrontate nel nostro Cantone ed il risultato ottenuto, sono stati fondamentali anche per poterci proporre per dei cantieri a nord delle Alpi. Il ruolo delle referenze è oggi determinante soprattutto nel settore pubblico, a questo proposito dobbiamo ringraziare l’ente pubblico che ha creduto in noi in passato, dandoci l’opportunità di creare queste importanti e indispensabili premesse operative.
È evidente che i progetti sono sempre più impegnativi, anche perché il committente tende ad affrontare delle tematiche sempre più complesse e globali. Varare una passerella come per esempio la Negrellisteg, sopra la stazione centrale di Zurigo in funzione, non è certo un’operazione semplice ed esente da rischi ma ci siamo riusciti. Anche questa realizzazione costituisce una referenza di non poco conto.
Come state vivendo l’attuale difficile momento congiunturale con le difficoltà legate alle materie prime? In che modo vi tocca?
Indubbiamente quanto vissuto negli ultimi anni non ha paragone nel passato. Dopo la pandemia del 2020, che ha addirittura bloccato l’attività aziendale e praticamente tutti i cantieri per quasi due mesi, abbiamo assistito ad un repentino aumento del prezzo delle materie prime, questo a causa, teoricamente, dello sfasamento tra domanda e offerta.
L’acciaio è stato una delle materie prime più toccate da questo fenomeno visto che in pochi mesi il prezzo è raddoppiato. Come se non bastasse, a seguito del Covid, la guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, non solo in relazione alle materie prime ma adesso anche sul tema energie che è un tema per noi importante.
Chiaramente questa somma di situazioni critiche e completamente nuove non ci facilita l’attività, visto che solo in parte gli effetti possono essere scaricati. I costi, in realtà sono solo un aspetto, viste le difficoltà generali di approvvigionamento. Queste situazioni hanno anche creato importanti oscillazioni del carico produttivo, con conseguenti aumenti dei costi che si aggiungono a quelli diretti per l’acquisto del materiale.
Quali sono le prospettive per gli ultimi mesi dell’anno e il 2023? Resta fiducioso per un rilancio?
L’incertezza che stiamo vivendo è certamente difficile da valutare positivamente, soprattutto per un settore come il nostro, che trasforma materie prime come l’acciaio e utilizza anche parecchia energia per la sua trasformazione, che non può quindi certo vedere il futuro con particolare ottimismo se non quello che peggio di così non si può andare. Per fortuna almeno il carico di lavoro per il momento sembra reggere, grazie anche a importanti investimenti che l’ente pubblico non ha congelato. Per cui, nonostante tutto, possiamo guardare il futuro con preoccupazione ma anche con un certo ottimismo.
Ing. Pier Giorgio Rossi,
Direttore Officine Ghidoni SA
www.officineghidoni.ch