Crea posti di lavoro, è un luogo d’incontro e di scambio di esperienze, è fonte di problemi e di soluzioni. Per alcuni è un quotidiano disturbo e per altri rappresenta un sogno. È un luogo di occasioni, dove l’apprendista muratore impara ad armare una soletta, sulla quale il futuro figlio del proprietario imparerà a camminare. Un cantiere è accompagnato da mille emozioni.
Una di queste emozioni è la gratitudine, che ha trovato una sua espressione in quello che si conosce come il ferragosto del cantiere.
Oggi nei cantieri locali il ferragosto del cantiere viene celebrato con un pranzo, a volte frugale, altre sofisticato, organizzato tra i muri grezzi della costruzione in corso. È un gesto di ringraziamento da parte del committente verso coloro che contribuiscono alla realizzazione dell’opera. Per gli artigiani è il momento per fare gli auguri al proprietario.
È un momento significativo nel ciclo della costruzione. È un momento di pausa per prendere fiato, un momento di riflessione, occasione di scambiare qualche aneddoto e sorriso e condividere brindando a quanto realizzato insieme.
Tradizionalmente questo momento si celebrava quando la costruzione arrivava a tetto. Nella Svizzera tedesca in effetti viene chiamata “Aufrichte”, dal termine tedesco “Richtfest”, il che significa, che la struttura dell’edificio è terminata. Questa usanza ha le sue origini nel 14esimo secolo e “risale a forma rituale di pagamento di interessi e ricompenso per prestazioni lavorative, che non erano rare nel Medioevo. I raduni festivi per celebrare il completamento delle singole opere sono atti simbolici giuridicamente vincolanti tra autorità e suddito” (Wikipedia). In Scandinavia si montava sul colmo del tetto un albero o una corona decorata per proteggere la costruzione, per augurare il meglio ai proprietari, cacciare gli spiriti maligni e invitare quelli buoni. Il carpentiere si rivolgeva al futuro abitante della casa recitando una poesia. L’edificio veniva così benedetto e ai proprietari si regalavano pane e sale. Ancora oggi è usanza che alcuni carpentieri facciano simbolicamente battere al committente l’ultimo chiodo nel colmo.
In Italia del nord invece si narra che nel medioevo è nata “l’usanza dei datori di lavoro «dare il ferragosto», che consisteva nel dare il salario in soldi o in beni commestibili ai dipendenti, per fargli trascorrere lietamente il giorno di Ferragosto con le famiglie. Nei cantieri edili, quando ci si avvicinava l’agosto, i muratori montavano un grande ramo sul punto più alto della costruzione, detto la pianta del ferragosto, per ricordare in modo simpatico al datore di lavoro che si avvicinava il momento della paga” (tes-tempoespazio.it).
Oggi in cantiere il ferragosto a volte viene organizzato a costruzione completata in modo tale di allargare la festa a tutti gli artigiani coinvolti nella costruzione. In alcuni casi, per esempio per delle opere pubbliche, l’invito si estende ai rappresentanti di enti pubblici e privati, allargando e consolidando la rete di connessioni.
Oggi il ferragosto di cantiere non è più legato alla festività in calendario, in quanto è possibile eseguire praticamente qualunque fase di lavoro in qualsiasi momento dell’anno. Questo grazie all’evoluzione tecnologica delle attrezzature e dei materiali, il miglioramenti delle tecniche di posa e il cambiamento climatico. Ci si ferma solo per le vacanze dell’edilizia estive ed invernali, se prescritte dalla legge locale. Le tempistiche di progettazione ed esecuzione sono state ottimizzate per escludere perdite di tempo e di denaro. Ma senza le persone che usano i macchinari, posano il materiale, pianificano i lavori e coordinano gli interventi non si inizia e non si completa una costruzione. Il contributo umano resta fondamentale; rappresenta il cuore di ogni collaborazione di successo: giorno per giorno, disegno per disegno, mattone per mattone, chiodo per chiodo, persona per persona. Il ferragosto appartiene a tutti loro.
Nei due anni della pandemia per motivi sanitari non sono stati possibili eventi collettivi ed è necessario impegnarsi, noi direttori lavori in primis, per riprendere e mantenere questa buona tradizione, per festeggiare il team, per ringraziare per le opportunità e per il lavoro svolto. Ricordarsi dei ritmi e delle usanze di chi ci ha preceduto per essere in grado di valorizzare la potenzialità del presente e costruire per il futuro.
arch. Silke Schnidrig,
membro comitato OSDsi
www.osdsi.ch