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Ticino Digital Business

Il polo (tecnologico)

La sopravvivenza di un territorio è legata alla sua capacità di svoltare verso ciò che gli permette di attingere energie per crescere e svilupparsi, mirando alla creazione di valore riducendo i costi connessi.

18 Gennaio 2023
in TI Economy
Tempo di lettura:4 minuti di lettura
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Il polo (tecnologico)
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Nel mondo è lotta di sopravvivenza tra Nazioni e tra Territori all’interno di uno stesso Paese. Chi ha lavorato sulla propria struttura limitando la burocrazia, investendo nell’istruzione, migliorando i trasporti e agevolando gli insediamenti produttivi, supportando anche le famiglie, oggi si trova avvantaggiato. Il miglioramento della competitività di un’economia passa sicuramente attraverso la diffusione dell’innovazione e nell’attrazione di talenti. Il “sano” pubblico sicuramente incentiva i players dei mercati a percorrere le strade giuste. La creazione di infrastrutture quali centri o incubatori tecnologici, cosiddetti “Poli”, rappresentano un’iniziativa di sviluppo locale che rafforza nel medio e lungo periodo il successo di un sistema.

L’analisi di queste strutture in Europa porta a imparare dai successi o a correggere gli errori altrui.

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Un Territorio è tanto più attrattivo quanto più crea benessere per le persone. Il suo fine ultimo. Il raggiungimento di questi obiettivi passa attraverso la connessione di diversi strumenti legati e organizzati al fine di migliorarne l’efficienza e di ottimizzarne i costi. Queste concentrazioni, purché pianificate e organizzate coerentemente con gli obiettivi preposti, favoriscono la costituzione di nuove imprese, migliorano la competitività in generale, ottimizzano l’utilizzo degli strumenti finanziari, della forza lavoro e diventano zone d’interesse per altri fattori produttivi.

Lo sviluppo di un progetto così importante deve innanzitutto rispondere alla domanda: quale bisogno soddisfare? … singoli settori o indirizzi orizzontali? Il primo pone l’accento in specifici mercati, ad esempio, l’high tech. Il secondo ha come obiettivo la qualità e la quantità dei fattori della produzione, cioè una scelta più generale verso le fonti principali per il miglioramento del sistema economico generale. In questo caso occorre impostare un’ampia azione rivolta a studiare nuove forme di capitale, finanziamenti, formazione ed educazione, know-how ed infrastrutture tradizionali e innovative.

Dalle esperienze analizzate emerge che il principale fattore di successo dei distretti industrializzati è legato, come sempre, al know-how quale possibilità di creare innovazione, diffonderla e realizzarla. È evidente che le scelte politiche di attrazione di capitali esteri e di insediamento di nuove imprese passa attraverso il rilevante ruolo dell’innovazione e della ricerca.

Il successo è, quindi, proporzionale alla capacità di garantire i risultati degli investimenti effettuati sia dal privato che dal pubblico. L’impresa ha tanto più successo quanto più è legata ad un sistema efficiente supportato da efficaci modelli di pianificazione. È nostro avviso che i fatti degli ultimi anni dovranno spingere la politica ad aiutare sistemi che possano contare su una coesione interna finora limitata.

Un processo parzialmente inverso a quello che si è osservato per la globalizzazione che aggiunga, al risultato del singolo, anche l’opportunità di creare valore a livello collettivo e cooperativo frutto di relazioni interne al Polo. Una “catena di supporto” concentrata e di diffusione intra-territoriale.

Ciò è particolarmente adatto, a maggior ragione, nelle politiche di sviluppo locale per le PMI. Bisogna permettere alle stesse di accedere a tutti i servizi in un sistema finalizzato al miglioramento e alla coesione di tutte le risorse: miglior organizzazione ed efficienza significa migliorare i tempi, con conseguente riduzione dei costi e miglior qualità. Le dissimmetrie informative che caratterizzano i mercati delle PMI rendono difficile lo scambio di innovazione.

Affrontare da soli questi mercati richiede, innanzitutto, basi finanziarie e scientifiche solide il più delle volte impossibili da raggiungere per una PMI isolata. Sono tasselli di un domino pronto a cadere. L’impossibilità di superare queste barriere porta, giocoforza, a investimenti inferiori rispetto a quelli ritenuti ottimali per essere competitivi, con inevitabili effetti negativi sul territorio in cui le PMI insistono.

Lo sviluppo di un Polo ben progettato ed organizzato facilita l’accesso all’innovazione creando valore per qualsiasi sistema insediato nel territorio. Le aziende, dal canto loro, dovranno essere in grado di utilizzare le risorse materiali ed immateriali che sono a disposizione in coordinati ed efficienti flussi, attraverso un processo che permetta di aumentare le competenze nel tempo.

Una possente infrastruttura che faciliti le esigenze di innovazione, produzione, finanziaria e collaborazione con Università, per indirizzare le scelte anche verso nuovi modelli di business. Un’unione (per ciascuno indipendente) che valorizzi processi e formule di crescita in grado di competere con la concorrenza di prezzo dei Paesi in via di sviluppo e quella meno dipendente dal prezzo (ma di qualità) da parte degli altri Paesi occidentali.

Un Polo che diventi anche fornitore di servizi e che, allo stesso tempo, sia in grado di mediare la domanda e l’offerta dei presenti. L’intervento del settore pubblico non deve però spiazzare le iniziative private esistenti sul mercato. Deve, invece, promuovere ciò che manca stimolando la domanda e l’offerta. Completare il gapdi fabbisogno di innovazione, di organizzazione e di miglioramento inespressi dalle imprese perché latenti in ogni singolo sistema.

Lo step successivo, allo stimolo della domanda e dell’offerta, sarà quello di introdurre, su un asse temporale pianificato, un indirizzo di incentivazione per i settori a contenuto complesso, laddove sia richiesta anche un’attività formativa che la collaborazione con le Università o suoi dipartimenti, presenti nel Polo, sia in grado di fornire.

Pensiamo che questo scenario possa essere verosimile nel prossimo futuro. I crescenti costi e le instabilità internazionali – dovuti a pandemie e guerre – sembrano non essere comprese dall’essere umano quale pieno significato della vita.

Non è possibile chiudersi in casa per evitarne gli effetti negativi. È possibile però, a nostro avviso, creare le condizioni per mitigare le influenze e supportare il tessuto economico e sociale a sopravvivere anche in condizioni più estreme. L’efficiente localizzazione di gran parte delle piccole e medie realtà presenti in un Territorio, inserita in un contesto organizzato di collaborazione e ottimizzazione dei costi, accrescerà indubbiamente la qualità di ciò che si scambia e diminuirà i prezzi delle merci e dei servizi, oltre che essere soggetta in misura minore all’influenza di fattori esterni.

Giorgia Confalonieri,
Bachelor in Economia delle Imprese e dei Mercati
MSc Finance and Investment Business School, University of Nottingham

Franco Confalonieri,
Dottore Commercialista Docente Business Plan al Master of Advance Studies SUPSI

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